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il treno volante 15


Tutt’intorno vi era un porticato sorretto da colonnette corinzie di marmo, il pavimento tutto a mosaico; in mezzo al cortile, fra quattro superbi banani che spandevano un’ombra deliziosa, si ergeva una grande fontana di marmo rosso, la quale lanciava alto un getto d’acqua iridescente.

Una vasta tenda, a svariati e vivaci colori, copriva tutto il cortile stendendosi anche sopra le terrazze che correvano in giro.

Steso su alcuni cuscini di seta, all’ombra di uno dei quattro banani, i due europei scorsero un vecchio arabo, dalla lunga barba bianca, dalla pelle molto bruna, con un naso a becco di pappagallo e vestito di lanina bianca. Teneva in mano una lunga pipa con la canna adorna di perle e di placche d’argento e fumava placidamente.

Quell’uomo era El-Kabir, uno dei più noti commercianti di Zanzibar, e che era rinomato quale il più facoltoso mercante del luogo e possessore di ricchezze vistose.

Di lui si narrava che nella sua gioventù avesse viaggiato moltissimo in Africa, facendo il trafficante di carne umana, ossia il negriero, accumulando un vistoso patrimonio, raddoppiato o triplicato più tardi col commercio dell’avorio e dei tappeti persiani. Vere o false quelle voci, si sapeva che era ricchissimo e questo era bastato per creargli una posizione invidiabile in tutta l’isola.

Vedendo comparire il greco, l’arabo aveva deposta la pipa e s’era prontamente alzato, dando mostra di un’agilità veramente giovanile, non ostante i suoi sessanta anni.

— Ti aspettavo con viva impazienza — disse, stendendo la mano al greco. — Qui sono accaduti fatti molto gravi.

— Sai anche tu che l’Europa non è vicina, El-Kabir — rispose Matteo. — E poi l’impresa richiedeva dei preparativi non facili.

— Hai trovato il pallone?

— E anche la persona di cui ti avevo parlato. Ecco qui il professore Ottone Steker, scienziato ed aeronauta di primo ordine.

L’Arabo porse la mano al tedesco, stringendogliela energicamente.