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190 | emilio salgari |
veva essere stato colpito da più palle avendo una gamba fracassata e la criniera lorda di sangue.
Invece di fuggire si era voltato verso il bosco mostrando i denti e ruggendo.
— Un’altra scarica! — gridò Ottone, puntando il fucile.
Il leone, vedendosi minacciato, saltò innanzi.
Nel medesimo istante un altro ruggito si udì dalla parte dello stagno.
— Ecco il secondo leone! — esclamò lo sceicco, con voce tremante.
— Gli daremo il benvenuto come si merita — rispose Ottone.
Mirò il primo leone già ferito e fece fuoco alla distanza di quindici passi.
La fiera cadde nuovamente; poi, raccogliendo le ultime forze, si slanciò verso il baobab. Un secondo colpo di fucile, sparatole contro da El-Kabir, la fulminò a mezza via; e il bellissimo animale s’abbattè al suolo immoto.
Era appena caduto, quando i cacciatori videro giungere il secondo leone. Faceva salti immensi e ruggiva potentemente.
Vedendo il compagno morto, si scagliò contro il baobab e con un salto meraviglioso si aggrappò all’estremità d’un ramo, a soli quattro passi dallo sceicco.
Questi, pazzo di terrore, si lasciò cadere al suolo. I due europei e l’arabo invece avevano puntate le armi, facendo fuoco contemporaneamente.
Il leone cadde per non più risollevarsi. Aveva ricevuto tre palle sul petto.
— Evviva! — gridò Ottone, lasciandosi cadere al suolo.
— Vittoria! — urlò Matteo.
Lo sceicco si era rialzato e saltava intorno ai leoni come impazzito.
— Ah, questi bianchi, questi bianchi! — ripeteva. — Chi potrà eguagliarli?
— Siete contento? — chiese Ottone.
— E me lo domandate! Voi ci avete liberati da un grande