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il treno volante 183


— Non ci conviene far fuoco ora. I leoni sospetterebbero la presenza di cacciatori e forse non si spingerebbero fin qui.

Il leopardo era uscito dalle macchie e si era fermato sulle rive dello stagno per dissetarsi. Si udiva il suo ansare e lo sciabordare dell’acqua smossa.

Ottone scese dal ramo e potè scorger l’animale battuto in pieno dalla’luna.

Era un bell’animale, un po’ più piccolo d’una tigre del Bengala, con la pelle chiazzata di macchie nere.

Ad un tratto, Ottone lo vide voltarsi bruscamente, poi slanciarsi, con un gran salto, sul ramo di un albero nascondendosi in mezzo al fogliame.

— Che si sia accorto della nostra presenza? — chiese.

— Suppongo invece che abbia sentito l’avvicinarsi di qualche capo di selvaggina. Oh, vedete? Ecco un bel boccone pel leopardo.

Da un gruppo di piante spinose era uscito, con infinite precauzioni, un animale che rassomigliava ad un giovane cavallo nelle forme, con la testa di bue, armata di due grosse corna molto ricurve e col collo adorno d’una criniera fitta e irta come quella degli asini.

— Che razza di bestia è quella? — domandò Ottone, il quale poteva scorgerla benissimo perchè battuta in pieno dalla luna.

— Qualche cavallo selvaggio?

— È uno gnu — rispose El-Kabir, — un ruminante che ha del bue, dell’antilope, del cavallo e dell’asino.

— Buono da mangiarsi?

— La carne è eccellente.

— Giacchè mi è a tiro lo abbatto.

— No, signore — disse lo sceicco. — Spaventereste i leoni.

— Lo lasceremo al leopardo?

— È necessario.

— Vediamo questo colpo.

Lo gnu pareva che avesse fiutata la presenza del pericoloso il