Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
178 | emilio salgari |
— Glielo faremo capire — disse El-Kabir. — Lo sceicco non tarderà a venirci a trovare. Aspetterà che abbiamo fatto colazione.
— E l’appetito non manca — disse Matteo.
Mentre essi discorrevano, i negri avevano sgozzato uno dei montoni, l’avevano fatto a pezzi ed un quarto era stato già collocato sul fuoco acceso, dinanzi alla capanna.
In attesa che si cucinasse, i tre aeronauti diedero l’assaggio alla birra ed al contenuto dei panieri, facendo soprattutto man bassa sui banani, veramente squisiti.
Non dimenticarono però Heggia, il quale ebbe la sua parte di frutta e di birra.
Avevano appena divorato l’arrosto, quando lo sceicco si fece annunciare. Era accompagnato da due vecchi dignitari con barbe bianche, forse due ministri o due consiglieri e da un negro, il quale portava un vassoio con delle chicchere di metallo, caffè, tabacco e pipe.
— Salute agli uomini bianchi ed a El-Kabir — disse, sedendosi su una stuoia variopinta, che aveva fatto spiegare a terra.
— Salute a te — risposero i tre aeronauti.
Lo sceicco fece servire il caffè, distribuì le pipe e quando tutti si misero a fumare, disse:
— Vengo a portare i ringraziamenti della popolazione, la quale deve a voi soli la salvezza di Mongo e vengo a chiedervi cosa desiderate per ricompensa.
— Una sola cosa — disse Ottone. — Non abbiamo bisogno d’altro.
— Come sarebbe a dire? — chiese l’arabo.
— Noi non chiediamo che di avere una informazione che ci è necessaria.
— Sono a vostra disposizione — disse l’arabo.
— Tu conoscerai Altarik.
— Tutti conoscono quel crudele mercante di schiavi.
— È passato per di qui?
— Sì, il mese scorso.
— Quanti giorni fa?