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il treno volante 9

che lo circondavano, minacciando e urlando, e si mise a vogare con tale forza da attraversare in pochi minuti la baia.

— Approfitteremo della guida per vedere l’harem — disse il tedesco, il quale guardava con molta curiosità le muraglie massicce e merlate che cingevano la parte posteriore del palazzo del Sultano.

— Lo vedrai dall’alto del tuo pallone, se vorrai — rispose Matteo.

— Forse è proibito?

— A Sua Altezza non garba che i «cani cristiani» s’avvicinino troppo ai palazzi che ospitano le sue donne.

— È un geloso feroce?

— Egli tiene attorno al suo palazzo numerose guardie incaricate di allontanare i curiosi. Se si tratta di un europeo, lo pregano di allontanarsi; se è invece un uomo di colore, lo bastonano senza misericordia.

— Ha paura che gli rubino le mogli o le ricchezze?

— Le une e le altre, ma soprattutto le sue donne. A Sua Altezza non manca d’altronde il motivo per agire così.

— Gliene hanno rapita qualcuna?

— Nientemeno che sua sorella — disse Matteo. — Circa vent’anni or sono, sotto il regno di Said-Migid, la principessa Solima fu fatta fuggire da un negoziante tedesco, certo Rentor, il quale se la portò in Europa, sposandola.

«Devo dirti però che la felicità degli sposi fu di breve durata, giacchè il negoziante morì presto, lasciando la povera principessa quasi in miseria.

«La vedova implorò invano la clemenza di Said; questi fu inflessibile e non si degnò nemmeno di risponderle.

«Da quel momento, più nessuno straniero può avvicinarsi al palazzo del Sultano, per paura che si possa tentare qualche altro ratto.

— E che cosa fa ora la principessa?

— Dà lezioni di lingua araba in non so quale città della tua Germania.