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il treno volante 125


— Chi è?

— Un tedesco. Non ti ha dato alcun ordine Altarik?

— Sì, mi ha incaricato di far sorvegliare le vie che conducono nell'Uganda e nell’Usango e di far arrestare in qualunque luogo la carovana d’El-Kabir. Abbiamo dalla nostra anche i Ruga-Ruga, ai quali Altarik ha promesso molta mercanzia se riusciranno ad arrestare l’arabo ed il suo seguito.

— Il capo della spedizione è a poche centinaia di passi da noi.

— Lo prenderemo e ci divideremo il premio promesso da Altarik. E tu come ti trovi con loro?

— Sono stato comperato da Altarik per organizzare il tradimento ed impedire ad El-Kabir di giungere nel Kassongo.

— E hai potuto unirti alla spedizione?

— Ero un servo d’El-Kabir.

— Comprendo — disse l’arabo. — Io vorrei catturare anche i compagni del tedesco.

— Lo tenteremo, quantunque io dubiti molto della riuscita dell’impresa. D’altronde può bastare la cattura del tedesco. I suoi compagni lo cercheranno, perderanno molto tempo, ed intanto Altarik potrà giungere nel Kassongo. Sai dove si trova ora egli?

— È passato di qua tre settimane or sono, ed ora deve trovarsi a non molta distanza dal lago Tanganika.

— È già molto innanzi — disse Sokol.

— Procede a marce forzate, e tutti i suoi uomini montano cavalli o asini.

— Basta, andiamo a catturare il tedesco o si impazienterà e risalirà sul pallone — disse Sokol. — Altarik ha promesso mille rupie per ogni uomo preso, ed io non voglio perderle.

— Fammi vedere prima qualche segno o qualche lettera onde io sia certo che tu sei realmente una spia di Altarik. Io non ti ho mai veduto e tu puoi essere qualche capo di predoni.

Sokol si sciolse un nodo della cintura sostenente i suoi calzoncini bianchi e mostrò un anello di rame con una piccola piastra d’argento che portava incise alcune cifre.