Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
il treno volante | 117 |
in quando invece si udivano ruggire come leoni, alzando od abbassando il tono.
— La finiscono sì o no? — si chiese il greco, il quale cominciava a perdere la pazienza.
— Non la dureranno molto — disse Ottone. — Il ginepro è di prima qualità ed è così forte da ammazzare anche un gigante.
Le risa ed i ruggiti diventavano più deboli. Finalmente cessarono del tutto.
— È tempo di dare la scalata al nostro treno — disse Ottone, alzandosi.
— Salgo io pel primo — disse Matteo. — Non mi pare prudente esporci tutti al pericolo di ricevere qualche barile sul cranio.
— Noi ti seguiremo subito — rispose l’arabo.
— Tenete pronti i fucili.
Si fece dare dall’arabo la rivoltella e cominciò a salire, procurando di non far oscillare troppo la scala.
Saliva adagio, fermandosi di tratto in tratto per vedere se i due scimpanzè si mostravano, poi riprendeva a salire mentre i suoi compagni tenevano i fucili puntati verso la piattaforma.
Quando giunse a pochi metri sotto il pallone, udì un russare sonoro.
— Dormono — disse. — Non vi è alcun pericolo.
Superò rapidamente la distanza, scavalcò il parapetto e si slanciò sulla piattaforma impugnando la rivoltella.
I due scimpanzè, completamente ubbriachi, dormivano profondamente, sdraiati in mezzo alle casse. Puzzavano orribilmente d’alcool, essendosi bagnato il pelo col ginepro.
Quattro bottiglie vuote erano sparse intorno a loro.
— Che sbornia! — esclamò il greco, ridendo.
S’accostò alle due scimmie e le fulminò con due palle negli orecchi.
La morte fu istantanea.
— Guardatevi! — gridò poi.
Le prese una alla volta, essendo molto pesanti, e le gittò dalla piattaforma, mandandole a fracassarsi fra i rami del tamarindo.