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— Credi che incontreremo degli altri indiani?
— Se si sono tutti sollevati, è cosa certa.
— E continueranno l’inseguimento quelli che galoppano laggiù?
— Senza dubbio; ma fra breve ci perderanno di vista. Il pallone ha incontrato una rapida corrente d’aria, e filiamo verso il sud in ragione di sessanta miglia all’ora.
— Ci allontaniamo dai paesi civili, marinajo.
— Ma forse è meglio, visto che le frontiere della Repubblica Argentina sono infestate dagli indiani.
— E cadremo fra le mani dei patagoni, — disse l’agente del Governo con istizza.
— Preferireste cadere nelle mani degli argentini, signor Calderon? — chiese il mastro.
— Forse.
— E io no.
L’agente del Governo alzò le spalle e guardò altrove, non senza però fare un gesto di dispetto, che non isfuggì ai due marinai.
— Ha delle bizzarre idee talvolta, — disse Diego a Cardozo. — Eppure deve premere anche a lui che il tesoro non cada nelle mani dei nostri nemici.
— Se così non gli accomoda dica al pallone di tornare verso il nord, — disse Cardozo. — E i nostri indiani dove sono?
— Scomparsi, figliuol mio. Non si vedono più.
— Buon segno. Guarda, marinajo: non vedi qualche cosa brillare laggiù, dinanzi a noi?
— Sì, perbacco! Lo si direbbe un nastro d’argento gettato attraverso la pianura.
— È un fiume.
— È vero, Cardozo.
— E ingrandisce rapidamente. Che fiume sarà mai?
— O il Colorado, o il Rio Negro. È più probabile però che sia il primo.
Il vento spingeva rapidamente il pallone verso quel fiume, che ormai si scorgeva nettamente, stante la grande