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Il pallone, che un vento discreto spingeva verso il sud, mantenendosi ad un’altezza di cento o centoventi metri, in breve tempo fu a poca distanza dagli indiani, che galoppavano disordinatamente attraverso alla prateria, volgendo le spalle agli aeronauti.

Erano cinquanta o sessanta, montati su quei rapidi cavalli di prateria che chiamansi mustangs, animali alti, robusti, dai garretti solidi, capaci di percorrere trenta leghe al giorno, accontentandosi di poca erba e di un sorso d’acqua. Al mastro bastò una sola occhiata per riconoscere quegli uomini:

— I pampas! — esclamò, — Dio ci protegga!...

Nell’istesso istante urla di furore si alzarono fra i cavalieri, i quali tosto si arrestarono cogli occhi fissi sull’aerostato, che filava sopra le loro teste. Parvero stupiti; ma il loro stupore fu di breve durata, poichè si slanciarono innanzi, spronando vigorosamente le loro cavalcature e agitando freneticamente le loro armi.

La caccia ai disgraziati aeronauti incominciava!