Pagina:Salgari - Il tesoro del presidente del Paraguay.djvu/75


— 69 —

— Brutto segno, — disse il mastro, scuotendo il capo. — Qui deve essere successo qualche combattimento.

— Fra chi? — chiese Cardozo.

— Forse fra gli indiani e i proprietari del corral. Ah!... Un morto!...

— Dove?...

— Laggiù in mezzo a quel gruppo di cactus.

Cardozo guardò nella direzione indicata e scorse in mezzo alle piante un cadavere completamente denudato e in parte scarnato dagli uccelli di rapina. Giaceva su di un fianco e la sua testa pareva che fosse stata schiacciata da una poderosa clava, non presentando che una informe massa di sangue, di brani di cervello e di capelli.

— È un bianco, — disse Cardozo.

— Forse un gaucho — rispose il mastro, che erasi fatto pensieroso.

— Assassinato da chi?

— Dagli indiani, e sono certo di non ingannarmi.

— Come lo sai?

— La sua testa è stata spaccata da una bola perdida, e quest’arma non la possiede che l’indiano.

— Com’è questa bola perdida? Ne ho udito parlare vagamente altre volte e con un certo terrore.

— È un pezzo di pietra terminante il più delle volte in una punta, avvolta in un lembo di pelle e che l’indiano lancia a guisa di fionda, servendosi di una corda di tendini di struzzo e di guanaco intrecciati, lunga un metro. Talvolta invece di essere di pietra è di metallo bianco, che viene tenuto sempre molto lucido per poterlo trovare più facilmente fra le erbe. Sia di pietra o di metallo, è sempre un’arma terribile nelle mani dei guerrieri rossi, i quali con essa, a cinquanta o sessanta metri di distanza, fanno scoppiare la testa del nemico come una semplice zucca.

— L’adoperano anche per la caccia?

— No: per la caccia degli struzzi hanno il chumè, che è formato di due palle più piccole, e per quella del guanaco il yachicho, che ne ha tre. Per prendere invece i cavalli