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— Non è cosa facile a saperlo. So che due fiumi di una non piccola lunghezza e molto larghi attraversano queste terre, il Colorado al nord e il Rio Negro al sud; ma dove sono essi? Se ne vedessi uno ti saprei dire dove noi ci troviamo.

— Incontreremo qualche essere vivente, che ci dirà qualche cosa.

— Guardiamoci bene dagli abitanti di questa regione, Cardozo. Chi più, chi meno, sono tutti feroci e odiano mortalmente gli stranieri, in ispecial modo gli spagnoli e i loro discendenti.

— Troveremo qualche bianco.

— Sì, se non siamo molto lontani dal territorio della Repubblica Argentina.

— Toh! Cosa si vede laggiù?

— Un accampamento?

— No, si direbbe un recinto sfondato.

— È un corral, figliuol mio.

— Cioè?

— Un recinto dove i gauchos radunano il bestiame, per metterlo al sicuro dagli assalti delle bestie feroci.

— Troveremo qualcuno?

— Te lo saprò dire più tardi. Il vento spinge il pallone a quella volta.

Infatti l’aerostato, che si manteneva ad un’altezza di duecentocinquanta metri, tendendo però sempre a cadere, filava in direzione del corral, che diventava di minuto in minuto più visibile. Il mastro, Cardozo e lo stesso agente del Governo si erano aggrappati ai cordami per veder meglio, issandosi sui bordi della navicella.

Ben presto il pallone, che procedeva con una velocità di nove o dieci chilometri all’ora, fu a breve distanza dal recinto, fatto di semplici pali. Non senza stupore gli aeronauti notarono che quel corral in più luoghi era stato sfondato come se avesse subìto un violento assalto, e scorsero nel suo interno parecchi cadaveri di cavalli e di buoi, sopra i quali volteggiavano parecchi falchi.