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VIII.
I selvaggi delle «Pampas».
’ultima ora non era ancora suonata per gli arditi aeronauti. L’oceano, che parea ansioso di inghiottirli, doveva rimanere deluso.
A cinque o sei miglia di distanza, una striscia nerastra, che smarrivasi verso il nord e verso il sud, era improvvisamente comparsa. Era una semplice isola o il continente americano? Ecco quello che almeno pel momento si ignorava; ma gli aeronauti non si davano pensiero di ciò; a loro bastava di trovare un punto solido su cui posare il piede, e niente di più; pel resto avrebbero provveduto dopo.
Il pallone scendeva sempre, ma vi erano ancora degli oggetti nella navicella, e che tutti insieme costituivano un peso non indifferente. Per di più il vento continuava a soffiare da oriente e lo spingeva verso quella terra benedetta.
— Cardozo, — disse il mastro, che sembrava ringiovanito di dieci anni, — non ci anneghiamo più. Fra un’ora porremo piede su quella costa.
— L’abbiamo scappata bella, marinajo, — rispose il bravo ragazzo. — Ormai io non davo una piastra della mia pelle.
— Ed io meno ancora, figliuol mio. Che il diavolo si porti tutti i palloni dell’universo!... Carramba!... In queste poche ore ho provato più emozioni che non in trentasei anni di navigazione sui cinque oceani del globo.