Pagina:Salgari - Il tesoro del presidente del Paraguay.djvu/69


— 63 —

Alla detonazione che si propagava a grande distanza limpidamente, l’agente del Governo si svegliò.

— Cosa succede? — chiese colla sua solita voce pacata.

— C’è una nave o una terra in vista, — rispose Cardozo.

— Ah!...

Si alzò lentamente, e si curvò sul bordo della navicella, guardando il punto luminoso che solcava l’orizzonte.

— Scendiamo? — chiese dopo qualche po’.

— Sì, signor Calderon, e abbiamo vuotato quasi tutta la navicella, — rispose Cardozo.

— Dammi l’altra carabina, — disse il mastro.

Afferrò la seconda arma e fece fuoco, poi scaricò le due pistole.

Passò un lungo minuto pieno di angosce pei due marinai.

— Odi nulla? — chiese il mastro a Cardozo.

— Nulla.

— Eppure dovrebbero risponderci.

— Forse non ci hanno uditi.

— È impossibile.

— Diego!...

— Cardozo!...

— Il lume si allontana!...

— E il pallone scende, — disse con voce funebre l’agente del Governo.

— Miserabili!... — esclamò il mastro, tendendo le pugna verso il punto luminoso, che a poco a poco spariva verso il nord. — Ci abbandonano!

Ricaricò le armi e tornò a spararle, ma anche queste quattro detonazioni rimasero senza risposta. Pochi minuti dopo il fanale, — poichè tale doveva essere, — scompariva. Diego gettò le armi nella navicella, e si asciugò il sudore che bagnavagli la fronte.

— È finita, — disse con voce cupa.

— Speriamo, marinajo, — rispose Cardozo.

— Ma il pallone scende e precipitiamo in mare, — disse l’agente del Governo, che sorrideva lugubremente, come se fosse contento di quello scioglimento.