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Alla detonazione che si propagava a grande distanza limpidamente, l’agente del Governo si svegliò.
— Cosa succede? — chiese colla sua solita voce pacata.
— C’è una nave o una terra in vista, — rispose Cardozo.
— Ah!...
Si alzò lentamente, e si curvò sul bordo della navicella, guardando il punto luminoso che solcava l’orizzonte.
— Scendiamo? — chiese dopo qualche po’.
— Sì, signor Calderon, e abbiamo vuotato quasi tutta la navicella, — rispose Cardozo.
— Dammi l’altra carabina, — disse il mastro.
Afferrò la seconda arma e fece fuoco, poi scaricò le due pistole.
Passò un lungo minuto pieno di angosce pei due marinai.
— Odi nulla? — chiese il mastro a Cardozo.
— Nulla.
— Eppure dovrebbero risponderci.
— Forse non ci hanno uditi.
— È impossibile.
— Diego!...
— Cardozo!...
— Il lume si allontana!...
— E il pallone scende, — disse con voce funebre l’agente del Governo.
— Miserabili!... — esclamò il mastro, tendendo le pugna verso il punto luminoso, che a poco a poco spariva verso il nord. — Ci abbandonano!
Ricaricò le armi e tornò a spararle, ma anche queste quattro detonazioni rimasero senza risposta. Pochi minuti dopo il fanale, — poichè tale doveva essere, — scompariva. Diego gettò le armi nella navicella, e si asciugò il sudore che bagnavagli la fronte.
— È finita, — disse con voce cupa.
— Speriamo, marinajo, — rispose Cardozo.
— Ma il pallone scende e precipitiamo in mare, — disse l’agente del Governo, che sorrideva lugubremente, come se fosse contento di quello scioglimento.