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— Sei gradi sotto zero, — disse Cardozo.
— Bisognerà prendere le coperte, se la continua ancora un po’. Ma!... Toh!... È il freddo, o qualche cosa d’altro?... Si direbbe che i miei polsi galoppano e che...
— La nostra macchina funziona male, — disse Cardozo. — Mi pare di essere... È strano! Si direbbe che io ho bevuto una bottiglia di cana (acquavite).
— Infatti, anche la mia testa gira, e i miei occhi vedono doppio. Cosa mai sta per succedere?
— Dimmi, Diego: sono pallido io?
— Pallidissimo, figliuol mio.
— E anche tu.
— Oh!... Un marinaio della mia specie che diventa pallido!... Sono diventato una femminuccia? Eppure non ho paura, te lo giuro.
— Ci sarà una causa, Diego.
— Che sia il gas?
— Ma io non sento alcun odore. Brrr!... Che freddo cane!... Più saliamo e più l’aria diventa gelata... Cinquemilacinquecento metri!...
— E saliamo ancora!... Si direbbe che il pallone vuol cadere sulla luna.
— Che sia attratto dal satellite?... Ah!...
— Cos’hai, figliuol mio?... Io comincio ad aver delle vaghe paure.
— Sento che le mie forze se ne vanno, marinaio, e che mi assale una certa nausea... Eppure non ho mai provato il mal di mare.
— Carrai!... Bisogna pensare a qualche cosa. Ho la lingua che stenta ad articolare le parole, il polso galoppa sempre più, ho la faccia in congestione e per di più provo delle vertigini!... Signor Calderon!...
L’agente non rispose: senza che i suoi compagni si fossero accorti, si era adagiato su di una cassa, colle mani strette attorno al capo, e pareva che dormisse, quantunque i suoi occhi fossero aperti, anzi addirittura sbarrati.
— Signor Calderon! — ripetè il mastro, che nel vedere