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— Ci occuperemo più tardi di ciò, marinajo, — disse Cardozo, che non pareva troppo spaventato. — Per ora occupiamoci della nostra colazione, così brutalmente interrotta dalla comparsa di quella dannata balena. A tavola, signor Calderon, se vi sentite un po’ di appetito.

Il bravo e coraggioso ragazzo si assise sui sacchi di zavorra e si mise a sgretolare alcuni biscotti, mentre il mastro, ritornato di buon umore, apriva una scatola di carne conservata e faceva saltare il collo ad una bottiglia di vecchio vino di Spagna, rinvenuta in fondo ad una cassa, dove teneva compagnia ad un rispettabile barilotto di wiscky della capacità di una ventina di litri, e che doveva essere di non poca utilità nei brutti momenti.

Finito il pasto non troppo succulento, ma assai sostanzioso e abbondante, i due marinai accesero le pipe e si rimisero in osservazione. L’agente del Governo, che era ritornato muto e impassibile, si sdrajò invece sui sacchi, immergendosi in profondi pensieri.

Il pallone, malgrado il «salasso» subito, come diceva Cardozo scherzando, si comportava sempre bene, filando rapidamente sopra le onde dell’oceano a centocinquanta o centosessanta metri d’altezza. Nondimeno, sia in causa della perdita del gas o per qualche difetto di costruzione, talvolta faceva delle brusche discese fino a pochi metri dalla superficie liquida, per poi riprendere però l’altezza di prima.

Il vento disgraziatamente non accennava a cambiare, allontanandolo sempre più dalla costa americana, che ora doveva essere lontana parecchie centinaja di miglia, e per di più la nube segnalata non cessava di alzarsi, prendendo delle tinte minacciose.

Verso il mezzodì, quando maggiore era il calore, un fenomeno strano venne a rompere la monotonia del viaggio. Mentre i due marinai aguzzavano gli occhi verso il nord nella speranza di scoprire qualche veliero o qualche piroscafo che li raccogliesse, scorsero, con una sorpresa che si può bene immaginare, un pallone un po’ più piccolo del loro, ma esattamente simile in quanto alle forme, e che portava anch’esso