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— Perchè quello là non deve essere un vascello.

— E cosa vuoi che sia?

Il mastro non rispose. Curvo sul bordo della navicella, colle mani dinanzi agli occhi per ripararsi dai raggi del sole, guardava fisso fisso, colla fronte aggrottata, la supposta nave. Ad un tratto un grido di rabbia gli sfuggì:

— Maledizione!...

— Cosa è accaduto? — chiese Cardozo con inquietudine.

— Guarda!

Il ragazzo guardò nella direzione indicata e fece un gesto di stupore. La pretesa nave, che pochi momenti prima ancora navigava, era scomparsa!...

— Inabissata? — chiese egli.

— Lo vedi.

— Era un rottame adunque?

— No, una balena, un capodolio, un mostro marino insomma.

— È impossibile!...

— Ho veduto io con questi occhi, che sono ancora molto buoni, la sua coda alzarsi e poi abbassarsi.

— E abbiamo salassato il nostro pallone per una balena!...

— E che salasso, Cardozo! Non siamo più che a centocinquanta metri dalla superficie del mare!

— Ma abbiamo della zavorra, Diego.

— Lo so, ma la nostra situazione è peggiorata e il vento soffia ostinatamente dall’ovest!

— E le nubi si alzano, — disse l’agente del Governo, uscendo dal suo mutismo.

Infatti verso l’ovest, là dove l’oceano si confondeva col cielo, una massa, che diventava rapidamente nerastra, era allora allora comparsa e saliva con una certa velocità, ingrandendo a vista d’occhio. Poteva portare solamente un buon acquazzone, ma poteva anche scatenare uno di quegli uragani che godono una sì trista fama sulle coste dell’America meridionale e specialmente della Patagonia.

— Tutto è contro di noi, — disse il mastro, crollando a più riprese il capo. — Sarei curioso di sapere come finirà questo viaggio del malanno.