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e persino sui pennoni, scaricavano le loro carabine, mentre le mitragliatrici, volte colle canne all’insù, vomitavano senza interruzione i loro messaggeri di morte. Due navi arrestarono persino la loro marcia innanzi e ripresero il largo; tirarono in aria alcune cannonate, ma ormai era troppo tardi.

Il pallone era già alto assai e continuava a salire con crescente rapidità. In pochi istanti scomparve fra le tenebre.

Era allora giunto a duemilacinquecento metri di altezza, e, incontrata una corrente favorevole, filava al disopra dell’oceano con una velocità non inferiore ai cinquanta o sessanta chilometri all’ora.

Mastro Diego, Cardozo e lo stesso agente del Governo, usciti tutti e tre sani e salvi da quell’uragano di piombo e di ferro, in preda ancora ad una viva emozione, si erano curvati sul bordo della navicella, concentrando tutta la loro attenzione sui punti luminosi che solcavano l’oceano. In quel momento nessuno si occupava dell’aerostato, che li portava chissà mai verso quali terre o verso quali mari; non pensavano che al povero Pilcomayo, che avevano abbandonato in così terribili condizioni, stretto da ogni parte dalla squadra degli alleati e coi fuochi spenti.

Dopo le violenti scariche di moschetteria indirizzate all’aerostato, un profondo silenzio era succeduto. Nessun rumore perveniva agli orecchi degli aeronauti, nemmeno i muggiti delle macchine, che pur dovevano funzionare; nemmeno i comandi dei capitani, che pur in quel momento dovevano echeggiare a bordo di tutte le navi.

Ad un tratto però, un lampo balenò sul mare e una forte detonazione s’innalzò nell’aria. Poi un altro ancora, un terzo, infine molti altri, seguìti da scoppi violentissimi e da lunghi crepitii, che parevano prodotti dai fucili e dalle mitragliatrici. Linee di fuoco s’incrociavano per ogni dove, mandando in aria nuvoloni di polvere che di quando in quando si tingevano di rosso; poi in mezzo a quel furioso cannoneggiare si udivano delle grida che a poco a poco diventavano più fioche, man mano che l’aerostato si allontanava dal teatro della pugna.