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IV.

Il combattimento.


E

ra tempo!

La flotta alleata correva a tutta velocità addosso al valoroso incrociatore, che si trovava completamente immobile coi fuochi spenti, nell’assoluta impossibilità di manovrare o di salvarsi con una pronta fuga.

Era composta di tre fregate e di quattro corvette, armate di trentanove pezzi d’artiglieria, quasi tutti di grosso calibro, e di parecchie mitragliatrici e montate da tremiladuecento uomini; una forza imponente, invincibile pel povero Pilcomayo, che aveva un così scarso armamento e un così poco numeroso equipaggio, quantunque valorosissimo e pronto a tutto, anche a saltare in aria piuttosto di cedere le armi e le munizioni che formavano il carico. Scorgendo il pallone slanciarsi rapidamente in alto e salire con una rapidità straordinaria, un urlo di furore scoppiò a bordo delle navi nemiche. Senza dubbio gli alleati sospettavano il bel tiro giuocato dal capitano Candell, non ignorando che il Pilcomayo portava, oltre le armi, i milioni donati al presidente Lopez.

Sopra ogni ponte di comando s’udì un solo grido:

— Fuoco su quel pallone!

A quell’ordine parecchie scariche partirono dalle navi. I marinai, inerpicatisi rapidamente sulle coffe, sulle crocette