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— Senza dubbio, figlio mio. Guarda quei fanali come corrono.

— Ma noi corriamo di più, mastro.

— Se durerà il carbone. Temo che noi ne abbiamo poco nel ventre. Ah!... Ancora quei dannati di ieri sera!

Verso il nord due razzi si erano innalzati e un altro verso l’est. Certamente partivano dalle due navi segnalate alcune ore prima e che dovevano ancora incrociare al largo. Vedendo quei segnali, la fronte del capitano Candell si corrugò.

— Temo di finirla male, se non mi spiccio a salvare il tesoro, — mormorò. — Ho almeno tre ore di vantaggio: ciò può bastarmi.— Discese dal ponte di comando, facendo segno agli ufficiali di seguirlo, e si avvicinò alla misteriosa cassa che era stata trasportata in coperta.

— Tutto è pronto? — chiese agli ufficiali.

— Tutto, — risposero.

— Allora affrettiamoci.

— A che fare? — chiese una voce.

— Ah! Ancora voi, signor Calderon, — disse il capitano. — Ora lo vedrete.

— Ma cosa contiene quella cassa?

— Un pallone, signore.

— Un pallone!... E per che farne?

Carrai! Per salvare i milioni del Presidente.

— Non vi comprendo.

— Comprenderete dopo. Ora lasciatemi tranquillo; ho i minuti contati.

Poi disse lentamente e con voce perfettamente tranquilla:

— Ingegnere, fate spegnere i fuochi!...

— Ma, signore! — esclamò l’agente del Governo. — Non vedete che la squadra degli alleati ci dà la caccia?

— La vedo.

— Se fate spegnere i fuochi, non avrete più scampo.

— Lo so; ma mi preme che le scintille che potrebbero uscire dalla ciminiera non facciano scoppiare il mio pallone.

— È una pazzia, un voler farsi uccidere.

Il valoroso comandante alzò le spalle.