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— Hum! — mormorò il marinajo, scuotendo il capo. — Chi può mai sapere che noi siamo giunti? I Brasiliani, o gli Argentini forse?

Seguì l’agente del Governo, che saliva frettolosamente una scaletta. Cardozo tenne loro dietro.

Giunti sul pianerottolo, trovarono un altro uomo, ma armato, il quale li introdusse in un salotto che era illuminato da una sola candela, la cui luce impediva di osservare di primo tratto tutto ciò che conteneva e particolarmente le finestre, che erano state coperte da grandi tende.

— Accomodatevi e attendetemi, — disse l’agente del Governo, indicando ai due marinai due poltrone.

— Dove andate? — chiese Diego.

— Vado ad avvertire il console del vostro arrivo. Intanto potete vuotare qualcuna di quelle bottiglie che occupano quel tavolo.

— Non mancheremo di farlo.

L’agente uscì, seguìto dall’uomo che li aveva introdotti.

— Corpo di una cannoniera sventrata! — esclamò il mastro quando fu solo con Cardozo. – Quante precauzioni! Si direbbe che noi ci troviamo in un paese nemico, anzichè neutrale.

— Il console forse avrà le sue buone ragioni per agire così, — rispose Cardozo. — Chi sa cosa può essere accaduto nel tempo in cui noi siamo stati nelle mani dei Patagoni.

— Che gli Argentini e i Brasiliani si siano alleati coi Chileni?

— Potrebbe essere successo anche questo, marinajo.

In quell’istante udirono un rapido stridore, che pareva provenisse dalla porta.

— Avanti, — disse il mastro, credendo che avessero bussato.

Nessuno rispose e nessuno si vide entrare. Il mastro, ritenendo che non lo avessero udito, si avanzò fin presso la porta; ma tosto retrocedette pallido come un morto e coi capelli irti.

— Che hai, marinajo? — chiese Cardozo sorpreso.