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XXIX.

Nuova Concezione.


I

tre aeronauti, anche questa volta sfuggiti alla morte, grazie alla loro buona stella e alla loro straordinaria audacia, appena si videro a terra, si affrettarono a sbarazzarsi delle maglie che li stringevano e ad alzarsi.

Assicuratisi che nella caduta, quantunque fosse stata piuttosto brusca, non avevano riportato nè fratture, nè contusioni gravi, la loro attenzione si portò sul paese circostante, che per loro era assolutamente nuovo.

L’uragano li aveva trasportati nel bel mezzo di una immensa agglomerazione di montagne e di estesi altipiani. A destra e a sinistra, e segnatamente verso l’ovest, delle grandi catene di montagne, quasi tutte coperte di nevi verso la cima, si estendevano a perdita d’occhio, solcate da una infinita quantità di piccole vallette, dove crescevano a profusione dei superbi cipressi, dei cedri rossi, pini altissimi, dei bellissimi pellin alti non meno di cento piedi, dei lauri detti lemmo, che dànno delle frutta dalle quali si estrae una specie di burro, e qualche pino araucano (pinus araucana, detto pure pehuen dai naturalisti), che si slanciava in aria per duecentocinquanta piedi, scuotendo le sue numerose frutta, che somigliano alle nostre castagne. Abissi profondi, dove si udivano muggire dei grossi torrenti; delle