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— È possibile anche questo.

Una massa nerastra, che si agitava a destra e a sinistra con violenza, apparve confusamente dinanzi all’aerostato. Cardozo e il mastro gettarono un grido di terrore.

— Siamo perduti!

L’aerostato, spinto dal vento, la investì con estrema violenza e si piegò a sinistra con acuto crepitìo.

— Precipitiamo! — gridò il mastro.

— Tenetevi saldi! — si udì a gridare l’agente del Governo.

Il pallone, piegato su d’un fianco, cadeva con grande rapidità, descrivendo dei cerchi concentrici. Dai suoi fianchi, senza dubbio lacerati, sfuggivano nubi di denso fumo.

— Diego! — esclamò Cardozo, che si teneva aggrappato disperatamente alle maglie della rete.

— Getta la carabina! — rispose il mastro, sbarazzandosi della sua.

— Ecco fatto.

— Giù le munizioni!

— Non ne ho più.

Il pallone, quantunque alleggerito di quel peso, che, del resto, era di poca entità, continuava a scendere, ma con meno velocità, sostenuto in parte dal vento, che si ingolfava nelle sue pieghe.

— Tenetevi saldi! — gridò ad un tratto il mastro.

Un istante dopo il pallone toccava terra, rovesciandosi presso l’orlo di uno spaventevole abisso.