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bile velocità, tutto abbattendo e tutto distruggendo sul loro passaggio. Sparivano i cactus, si fondevano, per modo di dire, le immense distese di cardi, cadevano e si contorcevano i carrubi selvatici, s’infiammavano i boyghe, scoppiavano i mirti, e i grandi ombù, accesi in cento luoghi simultaneamente, fiammeggiavano come smisurate torce, oscillando e crepitando in mille guise.

Immense colonne di fumo, lacerate e abbattute dal vento, si alzavano qua e là, turbinando o correndo all’impazzata, oscurando la gigantesca cortina di fiamme che si espandeva sempre più con cupi ronzii e sinistri crepitii e lunghi sibili, mentre nelle alte regioni vagavano a milioni le scintille, che fendevano lo spazio come altrettante stelle. Il cielo e la terra per un tratto immenso apparivano rischiarati come in pieno giorno, ma da una luce sanguigna, la quale tramandava fino alle nubi un calore orribile, rendendo l’aria scottante e quasi irrespirabile.

In mezzo a quella spaventevole distruzione di vegetali d’ogni specie, gli aeronauti scorsero i Patagoni che fuggivano disperatamente verso il sud, incalzati dalle fiamme, e verso il nord il bravo gaucho, il quale galoppava in direzione del lago Urre, gettando di quando in quando delle grida di trionfo e sparando in segno di addio il suo trombone.

Dinanzi a lui in una confusione indescrivibile galoppavano furiosamente tutti gli animali della prateria, che erano stati bruscamente svegliati dalla improvvisa invasione delle fiamme. Struzzi, bande di cavalli e di guanachi, lupi rossi, giaguari e coguari fuggivano mescolati assieme, mandando grida, nitriti, ululati e ruggiti, senza punto pensare, in quei supremi momenti, a difendersi, o a divorarsi.

— Quale spettacolo! — esclamò Cardozo. — Dio faccia che quel bravo amico possa sfuggire alle fiamme ed agli animali feroci che fuggono in sua compagnia.

Il pallone, spinto dal pampero, che in quelle regioni elevate soffiava con forza estrema, fuggiva con celerità incredibile al disopra della avvampante prateria. In breve uscì da quella atmosfera ardente che lo circondava e si diresse