Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
— 248 — |
— Alto là! — esclamò il gaucho, scaricando sui più vicini il suo trombone. — Di qui non si passa!
Sicuro di non venire inseguito, tornò rapidamente presso i compagni. L’aerostato, quasi completamente gonfiato, faceva sforzi prodigiosi per rompere la corda che lo teneva prigioniero e innalzarsi fra le tempestose nubi.
— Siete pronti? — chiese il gaucho.
— Non occorre che tagliare la corda, — rispose l’agente del Governo.
— M’incarico io.
Il gaucho si arrampicò sull’albero più vicino e sguainò la sua navaja dalla lama tagliente quanto un rasoio. L’agente del Governo, Diego e Cardozo coi piedi allontanarono le erbe che ancora bruciavano, e, caricatisi delle armi, si aggrapparono alla rete.
— Ramon, — gridò Diego con voce assai commossa. — Vi aspettiamo a Nuova Concezione.
— Vi sarò, amici. Che Dio vi protegga.
— Addio, Ramon!
— Addio, amici!
Il gaucho con un vigoroso colpo di coltello tagliò la corda, che filò rapidamente nell’anello, lasciando libero l’aerostato.
— Tenetevi saldi! — gridò Diego.
Il pallone, non più trattenuto, sfondò con irresistibile slancio l’enorme massa di fumo che ondeggiava sopra l’estancia e salì fino a cinquecento metri; poi, investito dai soffi impetuosi del pampero, piegò verso l’ovest, fuggendo colla velocità di una rondine.
Nella pianura si udirono ancora le urla di furore dei Patagoni, che vedevano fuggire la tanto agognata preda, e un colpo di trombone seguìto da un grido di trionfo.
Diego, Cardozo e l’agente del Governo, aggrappati alle maglie della rete, guardarono giù. Uno spettacolo spaventoso s’offerse ai loro occhi.
La prateria era tutta in fiamme. Immense lingue di fuoco, alimentate dal vento, correvano verso l’ovest con incredi-