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— Il posto dell’appuntamento?
— Al Consolato del Paraguay, o sul molo.
— Sta bene; non mancherò, amici miei. Ah! Ecco il cavallo che giunge. Andiamo a prendere il pallone e gonfiamolo prima che i Patagoni si riorganizzino e tornino alla carica.
Al di là del recinto si vedeva avanzarsi il cavallo del gaucho, carico a segno da penare assai a tirare avanti. Diego, Cardozo e Ramon, dopo d’aver raccomandato all’agente del Governo di fare una buona guardia, sfondarono una parte della cinta e fecero entrare l’animale.
Il pallone fu subito disteso sull’erba ed esaminato scrupolosamente, onde essere sicuri che non avesse degli strappi.
Fortunatamente la grossa seta, malgrado tante peripezie e tante volate, aveva resistito meravigliosamente e non offriva alcuna laceratura. La rete era intatta.
— Non finirò mai di ringraziare questo valoroso aerostato, che, dopo d’averci condotti a terra, ci salva nuovamente, — disse il mastro.
Nella pianura si udirono in quell’istante delle grida che pareva si avvicinassero, accompagnate da un furioso abbaiar di cani. Ramon impallidì.
— Che sia troppo tardi? — mormorò.
— Speriamo di spiccare il volo prima della loro venuta, — disse Cardozo. — L’erba secca abbonda nell’estancia e in poco tempo il pallone sarà gonfiato.
— Vi consiglierei di fuggire prima di noi, Ramon, — disse il mastro.
— Non datevi pensiero per me, — rispose il gaucho. — I Patagoni giungeranno sempre troppo tardi, poichè posso incendiare la prateria in qualunque luogo mi piaccia.
— Come desiderate, — disse il mastro. — Signor Calderon, cosa dobbiamo fare?
L’agente del Governo accorse e s’incaricò di dirigere l’innalzamento dell’aerostato: lavoro, del resto, che richiedeva poca fatica e non molte cognizioni aerostatiche.
Ai due lati dell’estancia si innalzavano due altissimi al-