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— Si saranno nascosti fra le erbe, — rispose Cardozo.

— Cosa hanno intenzione di fare quei dannati pagani?

— Cercheranno di avvicinarsi strisciando fra le erbe: ne sono certo, marinajo. Tu sai che le loro bolas non vanno molto lontane.

— Non vorrei che li scoprissimo troppo tardi.

— O che ci assalissero alle spalle.

— Mille milioni di fulmini! Non ci mancherebbe che questo brutto tiro! Signor agente del Governo, abbiamo bisogno di voi per salvare la nostra pelle.

— Comandate, — rispose il signor Calderon.

— Se non vi rincresce, portatevi dall’altra parte della cinta e fate attenzione alle erbe, che potrebbero celare i briganti che ci assalgono. Vi avverto che bisogna tenere gli occhi ben aperti e le mani sulle pistole.

L’agente si alzò senza dir verbo e si allontanò con passo lesto.

— Ora possiamo essere un po’ più tranquilli, — disse il mastro. — Oh! Oh! Le erbe si muovono dinanzi a noi.

— Dove?

— Laggiù, a trecento passi.

— E anche più vicino, marinajo, non vedi quel gruppo di cactus aprirsi? Il vento li piegherebbe, ma nulla più.

In quell’istante, tra i fischi furiosi del pampero e gli scrosci del tuono, si udirono alcune acute note, che parevano emesse da un flauto. Era il segnale dell'attacco, o di qualche nuova manovra?

Cardozo e il mastro balzarono in piedi per meglio osservare le alte erbe, che si vedevano agitarsi in parecchi luoghi.

— Apri bene gli occhi, Cardozo, — disse il mastro.

— Sono tutt’occhi, Diego.

In quel momento si udì fra le tenebre un fischio acuto, e una bola lanciata da un robusto braccio urtò furiosamente contro la palizzata, schiantando un palo.

Il mastro, che al chiarore dei lampi aveva seguìto il volo del pericoloso projettile, puntò rapidamente la carabina e fece fuoco. Nessun grido rispose alla fragorosa detonazione.