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— Andiamo a vedere questi brutti pagani, marinajo.
Cardozo, che non pareva troppo inquieto della presenza dei nemici, il mastro e l’agente del Governo, che non aveva perduto una linea della sua solita calma, abbandonarono la capanna e si diressero verso l’uscita della cinta.
La pianura era allora oscurissima; ma i lampi non dovevano tardare ad illuminarla. Infatti, pochi minuti dopo, alla luce di un lampo i tre uomini scorsero a circa tre chilometri dall’estancia una numerosa truppa di cavalieri armati di lunghe lance.
— Corpo di una fregata sventrata! — esclamò il mastro, applicandosi un pugno furioso sul berretto. — È la tribù intera che si avanza!
— Siamo in un brutto imbarazzo, marinajo, — disse Cardozo. — Quel brigante di Hauka è stato più furbo di quanto lo supponevo.
— E non siamo che in tre!
— Fortunatamente siamo buoni bersaglieri, e le munizioni non iscarseggiano.
— Ma non basteranno per tutti.
— Guarda, Diego! Si dirigono a questa volta.
— Ma faremo loro una brutta accoglienza, ragazzo mio: te lo assicuro. Il primo che giunge a portata del mio fucile è uomo morto.
— Ecco che parli bene, marinajo. Bisogna tener duro fino al ritorno di Ramon.
— Speriamo che ritorni con dei buoni cavalli.
— Orsù, organizziamo la difesa.
— Sono pronto, Cardozo. Cominciamo coll’ingombrare l’entrata del recinto, onde non farci fracassare la testa dalle bolas.
— E con che cosa? Non abbiamo nulla, a meno che non ti rechi ad abbattere qualche albero.
— Abbiamo il cavallo: ciò sarà sufficiente per ripararci.
Il bravo marinajo, vedendo che i Patagoni si avanzavano di buon trotto, punto curandosi dei lampi, dei tuoni e del pampero, che continuava a soffiare con estrema violenza,