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dei nemici. Tre o quattro volte si arrampicò sul tetto della capanna interrogando l’orizzonte, che i lampi illuminavano, e tendendo gli orecchi, parendogli di udire fra i fischi del vento delle lontane grida o il galoppo di parecchi cavalli.

— Non ci vedo dentro, — ripeteva il degno marinaio, scuotendo la testa. — Se almeno fosse qui Ramon; ma chi sa quanto sarà lontano quel bravo gaucho.

Verso le undici, mentre l’uragano cominciava a infuriare con maggior rabbia, l’attenzione del mastro fu richiamata da una numerosa banda di struzzi che veniva correndo dal sud, fuggendo verso il nord. Qualunque altro non si sarebbe inquietato; ma il mastro, che aveva profonda conoscenza delle pampas e dei suoi abitatori, si impensierì gravemente.

— Quegli struzzi sono spaventati e fuggono un pericolo che viene dal sud, — mormorò. — Che i Patagoni si avanzino?

Si slanciò sulla palizzata, vi si arrampicò coll’agilità di un gatto e guardò attentamente. Un lampo illuminò la grande pianura, mostrandola come se fosse giorno fatto.

— Eccoli! — esclamò il mastro, discendendo precipitosamente. — Il cuore non m’ingannava.

Si precipitò verso la capanna e svegliò Cardozo e l’agente del Governo con due vigorose scosse.

— Tocca il quarto? — chiese il ragazzo, alzandosi.

— Sì, ma un brutto quarto, figliuol mio, — rispose il mastro. — I Patagoni sono qui.

— I Patagoni!

— Sì, ho visto or ora parecchi cavalieri galoppare per la pianura.

— Sono molti?

— Non lo so ancora, ma lo sapremo ben presto.

— E Ramon è tornato?

— Non l’ho veduto.

— Che sia stato ucciso, Diego?

— Non lo credo, poichè i Patagoni vengono dal sud ed egli si è diretto verso l’est, o verso il lago Urre.