Pagina:Salgari - Il tesoro del presidente del Paraguay.djvu/238


— 232 —

Abbandonarono la carcassa e si diressero verso il boschetto, dove speravano di trovare qualche cosa di meglio degli armadilli. Stavano per entrarci quando Cardozo, che girava gli occhi in tutte le direzioni onde cercare di scoprire la selvaggina, fece osservare al mastro numerosi monticelli, sui quali si tenevano ritte delle grosse civette, che pareva spiassero i cacciatori.

— Cosa fanno là quei brutti uccelli? — chiese egli.

— Sono le sechuza dei gauchos, — rispose il mastro.

— E cosa fanno su quei monticelli?

— Ci spiano.

— Hanno il loro nido?

— Sì, entro quei monticelli. Se tu provassi ad avvicinarti, le femmine non tarderebbero a fuggire nella tana, mentre i maschi ti correrebbero addosso, colla speranza di spaventarti.

— E son essi che si scavano le tane?

— Qualche volta sì; ma per lo più occupano quelle delle viscacha, che sono grossi roditori di prateria. Guarda che brutte smorfie ci fanno.

— E quegli altri monticelli cosa sono?

— Dei formichieri.

— Nidi di formiche vuoi dire?

— Sì; ma... to’! Non vedi tu muoversi qualche cosa presso quei monticelli?

Il ragazzo si alzò sulle punte dei piedi e guardò attentamente nella direzione indicata.

— Infatti, — disse poi, — mi pare che qualche animale o grosso uccello si agiti laggiù.

— Andiamo a vedere, Cardozo. Forse ci sono delle costolette per la cena.

I due cacciatori si gettarono a terra per non far fuggire l’animale o il volatile segnalato e si misero a strisciare in direzione dei formichieri, che erano contornati da fitti gruppi di cactus e di grossi cardi. Giunti a pochi passi, si alzarono con precauzione, armando le carabine.

Dinanzi ad un monticello che appariva coperto di for-