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mali delle estancias, siano cavalli, buoi o pecore, portano tutti una marca, che non è sconosciuta ai grandi allevatori. I primi la portano impressa sulla pelle, e si fa con un ferro rovente, e le pecore sulle orecchie, onde non guastare la loro lana, che, come voi già saprete, è molto pregiata sui mercati argentini. Queste marche vengono poscia depositate presso le autorità argentine e sono una garanzia pei proprietari, che più nulla hanno da temere.

— È vero, — disse Diego. — Nessun proprietario ardirebbe porre le mani su di un animale che porta una marca appartenente ad un altro.

— I proprietari di questa estancia hanno adunque la speranza di ricuperare un giorno i loro armenti.

— Sì, Cardozo, se non cadono però fra le mani degli Indiani, — disse Ramon.

— Quando voi siete venuto qui, avete trovato degli animali? — chiese il mastro al gaucho.

— Un centinaio di buoi, che erano ritornati senza dubbio da pascoli lontani.

— Forse gli stessi che lanciaste contro di noi?

— Sì, mastro, — rispose Ramon sorridendo. — Mi avevano seguìto, e io ne ho approfittato per tentare di sbaragliare l’avanguardia dei Tehuels, onde facilitarvi la fuga.

— Ma come avevate saputo che noi eravamo nelle mani di quei pagani? — chiese Cardozo.

— Sì, sì, narrate, — disse il mastro, accomodandosi sul cranio di un bue.

— Vi ricorderete senza dubbio di quella terribile notte in cui ci si diede la caccia.

— Non l’ho scordata, — rispose Diego. — Carramba! Che brutta notte!

— Io era fuggito verso l’est, inseguito da una dozzina di Patagoni, che mi lanciavano dietro delle bolas per storpiarmi il cavallo e per fracassarmi il capo. Non so quante miglia percorsi, abbattendo di quando in quando qualche inseguitore a colpi di trombone, quando mi trovai d’improvviso dinanzi al Rio Negro.