Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
— 219 — |
— Non mi pare, — rispose il mastro, vedendo l’agente del Governo rialzarsi senza bisogno di ajuto. — Vi confesso però che il capitombolo è stato molto brusco e che, senza questi cactus, non so chi di noi avrebbe le membra intatte, mio caro Ramon. Ma che cosa avete messo su questo sentiero, per farci stramazzare tutti e tre?
— Il mio lazo, teso fortemente fra due cespugli, — rispose il gaucho.
— E per chi ci avevate presi adunque?
— Per Patagoni lanciati dietro le mie tracce.
— Bah! Sono tutti ubriachi fradici.
— Chi? I Patagoni?
— E ubriachi di câna eccellente, — aggiunse Cardozo.
— E voi avete approfittato per fuggire.
— Lo vedete.
— Sono felicissimo di rivedervi liberi, signori. Io però vi seguivo da lungo tempo, sperando di farvi fuggire.
— E noi vi ringraziamo di tutto cuore, poichè sappiamo molte cose sui vostri audaci tentativi per sbarazzarci dei nostri guardiani.
— Mi avevate riconosciuto adunque? — chiese il gaucho ridendo.
— Per Bacco! Non ci voleva molto, caro amico, per riconoscervi. Ma...
— Che cosa, mastro Diego?
Il vecchio lupo di mare si era arrestato bruscamente, guardando fisso fisso il gaucho.
— Dite, — mormorò Ramon.
— Vi cagionerò forse del dolore.
— Vi comprendo, — disse il gaucho con accento triste. — Mio fratello è morto.
— Ucciso?
— Dai Patagoni: ho trovato il suo cadavere attraversato da due colpi di lancia.
— Povero Pedro! — esclamarono ad una voce il mastro e Cardozo.
— Oh! Ma l’ho vendicato! — esclamò il gaucho, il cui