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XXV.
Il gaucho Ramon.
ardozo li attendeva al posto stabilito, tenendo per la briglia tre vigorosi cavalli, scelti fra i migliori che avevano i Patagoni; alle selle aveva appeso un certo numero di sacchetti di pelle contenenti del charquì, e una certa dose di gomma, non essendo prudente contare sulla selvaggina della prateria, che poteva mancare.
Nessuno aveva fatto attenzione a lui, tanto i Patagoni erano ubriachi e occupati a vuotare i barili, sicchè la fuga doveva, almeno pel momento, effettuarsi senza pericolo di sorta.
Quando il mastro comparve, seguìto dall’agente del Governo, il bravo ragazzo era già in sella, pronto a prendere il largo.
— Affrettiamoci, — disse. — Potrebbe giungere da un istante all’altro la retroguardia, attirata dalle fucilate degli Argentini.
— Siamo pronti, — rispose il mastro, salendo in sella. — È carica la tua carabina?
— Sì, marinajo.
— E le vostre pistole, signor Calderon?
L’agente del Governo fece un cenno affermativo col capo.
— Partiamo adunque, e Dio ci protegga.
Lanciò un ultimo sguardo verso il campo. Al chiarore