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— Badate che questi milioni sono assolutamente necessari al Presidente, che si trova affatto a secco di danaro.
— Il Presidente li avrà, parola di Candell, qualunque cosa possa toccare alla mia nave.
— Anche se i brasiliani calassero a picco il Pilcomayo?
— Sì.
— Ne siete ben certo?
— Sicurissimo, purché mi si concedano sei o sette ore.
— Cosa intendete di dire?
— Lo so io, e basta, signor Calderon.
— Arrivederci a mezzanotte sul ponte del Pilcomayo.
— Verrete anche voi al Rio della Plata? — chiese il capitano con sorpresa.
— Devo accompagnare il tesoro del presidente Lopez.
— Cioè volete sorvegliarmi, — disse il capitano con ironia. — Fate come vi aggrada; ma badate che la vostra preziosa pelle correrà dei brutti rischi. Addio, signore.
Alla mezzanotte il valoroso capitano giungeva a bordo del suo legno, le cui macchine già erano sotto pressione, e faceva imbarcare tre grandi casse, ermeticamente chiuse, che parecchi uomini avevano condotto alla spiaggia su alcuni carri. Cosa contenevano? A nessuno lo disse: però, quando furono a posto in fondo alla stiva, lo si vide stropicciarsi le mani con visibile soddisfazione e lo si udì mormorare parecchie volte: — Ora sfido gli alleati a togliermi il tesoro del Presidente.
Alle 12,20 il signor Calderon saliva sul Pilcomayo.
— Quando desiderate, siamo pronti, — gli disse il capitano, ricevendolo sulla scaletta.
— Partiamo, — disse freddamente l’agente del Governo.
Dieci minuti dopo l’incrociatore lasciava silenziosamente il quai, passava in mezzo alle numerose navi che ingombravano il porto e usciva arditamente in mare. Il capitano era sul ponte di comando fra i suoi ufficiali, tutto l’equipaggio sotto le armi, il cannone della torretta caricato e la mitragliatrice di prua pronta.
Il legno da guerra brasiliano incrociava dinanzi al porto,