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procedere al seppellimento dei cadaveri, onde sottrarli ai denti dei giaguari e dei coguari.

Servendosi dei coltelli e delle lance, i Patagoni scavarono diverse buche le une vicine alle altre, e vi calarono dentro i cadaveri, colle gambe incrociate in modo che le ginocchia toccassero la bocca e le calcagna posassero sulla parte estrema delle cosce. Se il tempo non fosse stato ristretto, quei selvaggi, che hanno un grande rispetto pei loro morti, non avrebbero mancato di far seguire i funerali con sacrifici, che consistono per lo più nell’uccisione dei cavalli appartenenti ai defunti; ma questi animali erano troppo preziosi in quei momenti per fare ciò.

— Fanno le cose assai spicce — disse Diego, che aveva assistito alla cerimonia insieme con Cardozo. — Si vede che il capo non vuol perdere tempo.

— In tempo di pace cosa fanno? — chiese il ragazzo.

— Oh! Le cose vanno per le lunghe. Ai seppellimenti intervengono tutti i parenti, tinti di nero, i quali dapprima distruggono tutti gli oggetti che appartennero ai defunti, non esclusa la tenda, e poi scannano tutti i cavalli. L’animale favorito però non si ammazza che sulla tomba del defunto, onde possa poi servirsene nell’altro mondo.

— E le vedove, cosa fanno? Portano forse il lutto?

— Senza dubbio, e che lutto! Per un anno intero sono costrette a serbare la fedeltà coniugale, pena la morte; non possono nè lavarsi, nè cambiare vesti, nè uscire dalla loro tenda, esclusi pochi minuti per procurarsi il cibo necessario alla loro esistenza.

— E si tingono pure di nero?

— Senza dubbio.

— Le compiango sinceramente.

— Bah! Sono selvagge come gli uomini!

A mezzodì, nel momento che veniva calato nella fossa l’ultimo cadavere, una nuova banda, composta di una ventina di cavalieri, giungeva al campo, preceduta da alcuni uomini dell’avanguardia, partiti fino dalla notte. Il capo, che pareva avesse fretta, riorganizzò la sua truppa, lasciò a guardia