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— L’uomo annunciato dal telegramma forse? — chiese egli con un accento che aveva qualche cosa di metallico.

— Sì, signore, — rispose l’agente consolare.

Poi, volgendosi verso l’agente del Governo e indicandogli il gigante:

— Il signor Candell, comandante dell’incrociatore.

I due uomini s’inchinarono.

— Aspetto i vostri ordini, — disse il capitano poscia.

— Signor Candell, il presidente Lopez chiede a voi uno di quei favori che vi possono costare la vita.

— Un marinaio non guarda indietro quando deve giuocare la propria esistenza. Parlate, signore.

— Si tratta di prendere il mare.

— Lo prenderò.

— Vi avverto che un legno brasiliano sorveglia l’uscita del porto.

— Lo colerò a fondo, o lui colerà me.

— Bisogna vivere e non morire, signore. Il nostro Governo non ha altro legno che quello che voi comandate, e questo è assolutamente necessario per la salvezza della nostra patria.

— Dovrò uscire in mare come un ladro? — chiese il capitano, aggrottando la fronte. — Non temo il brasiliano che mi spia.

— È necessario.

— E sia; ma se quel cane mi attraversa la via gli farò assaggiare un po’ del mio ferro.

— Farete ciò che vi parrà opportuno. Ascoltatemi ora.

— Parlate, signore.

— Voi uscirete in mare stasera e andrete a incrociare alla intersecazione del 310° meridiano col 40° parallelo. Colà una nave proveniente dall’Inghilterra vi consegnerà trecento casse contenenti ottocentomila cartucce e trentamila fucili destinati alle truppe che il nostro Presidente sta radunando sotto la sua bandiera.

— Ma come faremo noi a farle pervenire al nostro Presidente?

— Una nave mercantile, comandata dal capitano Avel-