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grandi calori si vedono di frequente i fiumi travolgere immense quantità di caraibi.

— Adunque è scoppiata anche qui l’epidemia.

— Sì, e ci ha ben vendicati, Cardozo. Che disgrazia non aver una rete!

— Per che farne?

— I caraibi, se tu non lo sai, sono squisiti, migliori anzi delle trote, che sono pure tanto delicate.

— E chi mangerà tutto questo pesce?

— Le bestie feroci, che sono ghiotte della carne dei mondongueros. La corrente li porterà sulle rive, dove quelle canaglie faranno ancora tribolare gli uomini, poiché le loro mascelle, armate di quegli acuti denti che tu già per prova conosci, renderanno il camminare estremamente pericoloso.

— E tu vuoi?...

— Pst!...

— Cosa succede?

— Taci e guarda!

Cardozo guardò nella direzione che gli indicava il mastro e involontariamente rabbrividì. A sessanta passi di distanza, un animale che aveva l’aspetto di un leopardo, dal mantello giallastro picchiettato di nero, stava sdraiato su un ramo di albero che si protendeva sulla corrente.

Pareva che fosse occupato a cacciare qualche cosa, poiché guardava fissamente l’acqua che scorreva sotto il ramo, tenendo le zampe anteriori distese, pronto ad immergerle, mentre la sua coda sfiorava delicatamente la corrente.

— Il giaguaro? — chiese sottovoce Cardozo, abbassandosi dietro un cespuglio.

— Lui, o un altro, — rispose il mastro.

— Cosa fa?

— Pesca.

— Ah!... Un giaguaro che pesca?

— È cosa che accade spesso di vedere sui fiumi brasiliani e delle repubbliche centrali. Quei carnivori, quando hanno fame, si sdraiano su qualche riva deserta, immergono la loro coda, che serve di esca, e quando qualche grosso