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di quando in quando si alzava giganteggiando sopra tutti qualche superbo ombù. Il mastro si fermò un momento per ascoltare, poi, passando la carabina dalla mano sinistra alla destra, disse:
— Dirigiamoci verso il fiume, Cardozo. I giaguari amano la vicinanza dei corsi d’acqua.
— E ne troveremo noi? — chiese il ragazzo.
— Questi carnivori abbondano nella pampa patagone. Occhi bene aperti e le mani sul grilletto, poichè ti avverto che la selvaggina che cerchiamo è talvolta molto feroce.
— Non ho paura, marinajo; avanti.
Aprendo con precauzione i rami dei cespugli che impedivano il passo, cogli orecchi ben tesi onde raccogliere il menomo rumore, i due marinai si cacciarono intrepidamente sotto la boscaglia, guardando attentamente a destra e a sinistra per non venire sorpresi dal felino che cercavano e che poteva da un istante all’altro apparire e piombare su di loro.
Procedendo lentamente a causa dei molteplici ostacoli, allo spuntar del sole giungevano sulla riva del Rio Negro senza aver trovato le tracce del feroce carnivoro. Cardozo, che si sentiva assetato, discese la riva per bere un sorso d’acqua, ma si arrestò dinanzi ad uno spettacolo che lo fece fremere.
La corrente, che in quel luogo era tranquilla a causa della curva che il fiume descriveva, fin dove giungeva l’occhio, era coperta di ammassi di pesci dalla pelle azzurrognola, punteggiata di rosso, e che parevano tutti morti. Li conobbe subito e, quantunque ormai non corresse più alcun pericolo, impallidì.
— I mondongueros! — esclamò.
— Ventre di foca! — esclamò a sua volta il mastro, che era pure disceso. — Guarda che strage!
— Sono morti?
— Lo vedi, — rispose il mastro.
— E chi può averli uccisi?
— So che spesso fra quei mostri si sviluppano certe malattie che fanno vere stragi. Specialmente nella stagione dei