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— E il signor Calderon? Che non abbia subìto l’operazione?
— Ho veduto poco fa che camminava zoppicando.
— Sicchè nessuno di noi tre potrà battersela.
— Bah! Ce la batteremo, figliuol mio: te lo assicuro, e se non potremo farlo a piedi, lo faremo a cavallo. Che diavolo! Ci sono tanti cavalli qui! Lascia che si maturi il progetto che vado molinando e vedrai.
Un guerriero si avvicinò in quell’istante a loro e ordinò che lo seguissero. Il marinajo e Cardozo lo accompagnarono zoppicando fino dinanzi ad una tenda, che pareva fosse una delle più grandi e delle migliori.
— Entrate, — disse il guerriero. — È il regalo del capo.
— Finalmente abbiamo una casa, — disse il mastro allegramente.
— Non ci mancherebbe che una buona zuppa, — disse Cardozo.
— Verrà, figliuol mio.
E non tardò infatti a venire. Non era precisamente una zuppa, ma qualche cosa di migliore forse, poichè venne recato un enorme pezzo di cavallo arrostito, che mandava un odore appetitoso, assieme ad una certa quantità di gomma bolax e di midolla di ossa.
I due marinai, che morivano di fame, assaltarono bravamente quei cibi sostanziosi, poi si avvolsero nelle coperte trovate sotto la tenda e si addormentarono, senza più occuparsi nè del signor Calderon nè dei Patagoni.