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XIX.

Lo stregone.


Q

uando rinvennero dalla profonda emozione provata, i due prigionieri si trovarono quasi soli e completamente liberi, un uomo si trovava a pochi passi da loro, seduto su di un pezzo di roccia, colla testa fra le mani, come se fosse immerso in profondi pensieri.

Tutti gli altri si erano ritirati ad una notevole distanza, formando però una specie di semicerchio, che impediva qualsiasi evasione, essendo il fiume diventato un vero pericolo con tutti quei feroci caraibi che l’infestavano e che continuavano a divorarsi nei pressi della roccia.

Cardozo e il mastro, sentendosi liberi e ancora vivi, si misero ad osservare attentamente quello strano personaggio, che era giunto in così buon punto per salvarli dai denti dei mondongueros e che pareva non si occupasse gran fatto di loro.

Era alto, allampanato, e se non aveva la statura dei Patagoni, poteva passare per tale, poichè non mancava nè del manto nazionale, che era assai bello anzi, dipinto in rosso all’interno e all’esterno, nè della wati, la grande cintura, nè del chiripà. Ai piedi portava pure degli smisurati botas de podro di pelle di guanaco col pelo raschiato, distintivo degli uomini, e in testa il kotchi, che è una larga fascia bianca, e che era sormontata da un magnifico pennacchio