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gliato da quella specie di torpore che lo aveva invaso, si rialzò per metà e chiese:
— Che hai, figlio mio, da mormorare?
— Spunta l’alba, — disse Cardozo coi denti stretti.
— Tutto è adunque finito per noi?
— Pare di sì, Diego.
— Ma...
Non ebbe campo di proseguire.
I sei guerrieri lo afferrarono bruscamente, e lo alzarono fino alla sella di un cavallo, legandolo con altre corregge.
— Miserabili! — urlò il marinajo, tentando, ma invano, di dibattersi fra quelle poderose braccia.
Altri guerrieri afferrarono poscia Cardozo e lo caricarono su di un altro cavallo.
— Avanti! — si udì gridare dall’uomo che il giorno innanzi aveva diretto la caccia al pallone.
— E il capo? — chiese una voce.
— Ci raggiungerà al fiume collo stregone bianco, — rispose il guerriero.
Quelle parole erano state udite dal mastro, che conosceva a fondo la lingua dei Tehulls; nell’udire parlare d’uno stregone bianco, un subitaneo sospetto gli balenò nel cervello, facendogli nascere una lontana speranza.
— Cardozo, — disse con viva emozione. — Comincio a sperare che i mondongueros non ci mangeranno.
— Su chi conti? — chiese il ragazzo, alzando vivamente la testa.
— Ho udito parlare d’uno stregone bianco.
— E così?
— Se fosse...
— Chi mai?
— Se il signor Calderon fosse caduto qui? Un uomo che cade dal cielo deve essere una cosa straordinaria per questi pagani.
— Hai ragione, marinajo.
— Ah! i mondongueros non ci mangiano più.
La conversazione fu coperta da un clamore assordante.