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— Ma cosa intendi di fare di me?

— Lo stregone della mia tribù, giacchè l’altro è morto. Tu discendi dal cielo e ci proteggerai come lo stesso Vitamentru, ci darai selvaggina in abbondanza, curerai i nostri guerrieri e le nostre donne, e noi saremo tutti felici.

— Bella prospettiva in verità! — mormorò il signor Calderon coi denti stretti. — Bah! Durerà fin che durerà.

Poi, volgendosi bruscamente verso il capo, gli chiese:

— Hai incontrato degli uomini bianchi?

— Vengo dal sud, e non vidi che uomini rossi.

— Questi uomini mi abbisognano, capo.

— Chi sono?

— Figli della luna come me.

— Dove si trovano?

— Sono discesi verso il nord.

— Sono potenti?

— Come e forse più di me.

— Auh! — fe’ il capo. — La mia tribù sarà la più potente e la più felice della terra dei Tehulls. Questi uomini si cercheranno appena i miei cavalieri saranno di ritorno colla luna.

— La luna non si lascerà prendere, capo.

— Perchè?

— Perchè risalirà in cielo ad illuminare le terre dei Tehulls.

— Ben detto! Ora che ti sei riposato, bisogna che tu venga con me.

— Dove mi conduci?

— Lo saprai più tardi.

Il capo si alzò e battè le mani. La coperta che chiudeva la tenda si alzò, e il signor Calderon potè vedere un bellissimo cavallo, che scalpitava a pochi passi di distanza, trattenuto a gran fatica da un guerriero di statura gigantesca.

— Vieni, o figlio della luna, — disse il capo.

Il signor Calderon, quantunque desiderasse di fare una bella dormita, si alzò e uscì, non dimenticando di portare