Pagina:Salgari - Il tesoro del presidente del Paraguay.djvu/146


— 140 —

Il capo aggrottò la fronte e tracciò in aria alcuni segni, dicendo con voce triste:

— Gualisciù ha vinto il genio del bene e ha ucciso lo stregone.

— È morto?

— Un serpente lo ha ferito presso i toldos del capo Akuwa, e il povero uomo è morto in meno tempo che occorra a voi di lanciare tre volte il bola.

— Brutto presagio per tuo figlio, o capo, — disse un guerriero.

— Tutto è nelle mani di Vitamentru, — rispose il gigante, scuotendo la testa. — Orsù, conducete il cavallo ed il ragazzo, e la cerimonia si compia.

— Senza uno stregone? — chiesero con sorpresa i presenti.

— Mio figlio ha compiuto i quattro anni l’ultima luna che è sorta: egli deve diventare un piccolo uomo, — disse il capo. — Lo stregone è morto; ma ci sono io, e posso supplirlo nella presente cerimonia.

Ad un suo cenno un bellissimo cavallo, che pareva fosse stato appositamente ingrassato, tanto era grosso, tutto adorno di campanelluzzi d’argento e coperto da una splendida gualdrappa, che somigliava ad una di quelle che tessono gli araucani e che chiamansi corconillas, fu condotto presso la tenda addobbata.

Due uomini lo atterrarono e gli legarono solidamente le gambe con robuste cinghie di pelle di guanaco, in modo che non potesse fare più alcun movimento. Tutti i guerrieri e le donne dell’accampamento subito lo circondarono.

Quasi subito si vide uscire dalla tenda addobbata una donna dalla tinta biancastra, di statura alta, di complessione robusta, coi capelli divisi in due trecce, allungati artificiosamente con peli di guanaco e adorni di sonagliuzzi di argento e di nastri, il cui colore era ormai diventato di un nero untuoso.

Indossava il manto nazionale, trattenuto sul dinanzi con un grande spillo formato da una specie di disco di argento; una lunga chiripà di cotone le scendeva fino ai piedi, sul