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XIV.

I Patagoni alla caccia del pallone.


Q

uando giunse all’accampamento, Cardozo non dava quasi più segno di vita.

Le succhiature avevano ritardato i progressi del veleno, ma non lo avevano estratto tutto dalla piaga. Ancora pochi minuti e la morte sarebbe giunta.

I due gauchos, che stavano ammaestrando i due cavalli selvaggi, udendo le grida del mastro, si erano affrettati ad accorrere, dopo di aver legato le cavalcature. Vedendo Cardozo in quello stato, indovinarono subito ciò di che si trattava.

— È stato morso da uno scorpione, — disse Ramon, dopo d’aver gettato un lungo sguardo sulla gamba ferita, che era diventata assai gonfia e d’una tinta molto oscura.

— È perduto? — chiese con angoscia il mastro.

— No.

— Avete un rimedio?

— Sì, e vi assicuro che noi lo salveremo.

— Dio sia ringraziato!

— Potete ringraziarlo di cuore, poichè senza il nostro incontro questo coraggioso ragazzo sarebbe perduto. Pedro, va’ a prendere la mia tazza d’argento e la mia bisaccia, e voi, Diego, adagiate il ferito, accendete il fuoco e mettete un po’ d’acqua nella marmitta.