Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
— 107 — |
i grandi cactus piegavansi e cadevano spezzati o contorti sotto le zampe di quei cavalli spaventati e il suolo tremava.
I due gauchos, spronando furiosamente le loro cavalcature, in pochi istanti raggiunsero la fuggente truppa, obbligandola a fare un secondo voltafaccia e a dividersi, poi levarono i lazos facendoli girare rapidamente attorno alla loro testa, procurando colle dita della mano destra di tenerli aperti.
Le due solide corregge caddero fischiando in mezzo alla tropilla, che si sbandò da tutte le parti, fuggendo in diverse direzioni. Due cavalli, i più belli e vigorosi, s’impennarono bruscamente gettando nitriti di furore, poi caddero a terra agitando pazzamente le zampe.
Erano ormai prigionieri. Gli infallibili lacci dei gauchos erano caduti sul loro collo e li stringevano in maniera da strangolarli.
— Bravi! — esclamò Cardozo, battendo le mani.
— Sono valenti, — disse il mastro, stropicciandosi allegramente le sue.
— Si arrenderanno i due prigionieri?
— Opporranno una fiera resistenza, ma finiranno col cedere. Ai gauchos nessun cavallo, per quanto sia selvaggio e forte, resiste.
Ramon e Pedro erano intanto saltati a terra portando con loro un altro laccio. Avvicinatisi ai due cavalli selvaggi, che continuavano a dibattersi disperatamente tentando di spezzare la correggia che li soffocava, cominciarono a imprigionare abilmente le zampe anteriori e le posteriori, finchè li ebbero ridotti all’impotenza.
La tropilla in quel frattempo aveva galoppato attorno ai due prigionieri, come se avesse voluto portare loro aiuto; ma appena vedutili legati, si allontanò ventre a terra e pochi minuti dopo spariva verso il nord.