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bande le ubertose praterie, sfuggendo il contatto dell’uomo, ch’è diventato il loro peggiore nemico.

La tropilla segnalata dal gaucho in breve giunse a soli quattrocento passi dalle macchie di cactus, dove si arrestò, mettendosi a pascolare senza diffidenza.

— Non muovetevi e state zitti, — disse Ramon ai due marinai. — Se i cavalli si accorgono della nostra presenza, partiranno di gran carriera e non potremo più raggiungerli.

Si avvicinò al suo cavallo e dal disotto della coperta levò una correggia di pelle intrecciata, lunga una decina di metri, terminante in un nodo scorsoio, passato in un largo anello di ferro. Era un lazo, terribile arma nelle mani di quei figli delle pampas, di cui si servono sia per imprigionare cavalli e buoi, sia per strangolare i loro avversari.

Si assicurò che un’estremità fosse saldamente legata al pomo della sella, poi arrotolò la correggia in grandi cerchi, tenendola nella mano sinistra, e attese a fianco del cavallo.

La tropilla si avvicinava sempre fiancheggiata dai poledri, i quali caracollavano in tutti i sensi, inseguendosi e rotolandosi fra le erbe.

Ad un tratto i maschi, che camminavano in prima fila, si arrestarono, alzarono la testa come per fiutare l’aria e si misero a nitrire vigorosamente.

La tropilla interruppe bruscamente il pasto e si strinse attorno ai maschi, dando segni di una forte inquietudine. Un momento di ritardo e tutto era perduto.

Ramon in un momento fece saltare in piedi il cavallo, gli balzò in groppa e lo spinse addosso alla tropilla, mandando alte grida. Quasi subito, a cinquanta passi, si vide sorgere Pedro, il quale si slanciò al largo, onde chiudere il passo ai fuggitivi.

La tropilla sorpresa, spaventata, stette un momento ferma, poi fece un rapido voltafaccia e si slanciò a tutta carriera attraverso la prateria coi crini al vento, gli occhi in fiamme, le femmine e i poledri in testa, i maschi dietro, come se avessero voluto proteggere la ritirata. Pareva che passasse un uragano sulla prateria: le erbe, i cespugli,