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del Far-West degli Stati Uniti; ma i gauchos superano gli uni e gli altri. Sono i primi cavalieri del mondo, te lo dico io, nè alcuno può eguagliarli. Sono capaci di stare in sella per cinque giorni senza mai discendere, e di attraversare cento volte l’America del Sud, dormendo solamente poche ore. Sono talmente abituati a cavalcare, che non sanno quasi più camminare, e ritengono che il cavallo sia così indispensabile all’uomo, da non credere che vi siano degli individui che non sappiano cavalcare.

— Facciamo una ben magra figura noi, di fronte ai nostri due compagni. Che meschino concetto si faranno!

— Bah! Ce la caviamo discretamente, figliuol mio.

— Ma però...

— Pst!...

— Cosa c’è?...

— A terra! Presto, figliuol mio, a terra!...

Cardozo, senza sapere di cosa si trattasse, con un superbo volteggio si slanciò fra gli alti cactus, mentre il mastro si gettava dall’altra parte. I due gauchos avevano già fatto altrettanto con una rapidità prodigiosa e avevano atterrato il loro cavallo in mezzo alle folte e alte piante.

— Ma cos’hai veduto? — chiese Cardozo, che per ogni precauzione aveva armato il fucile.

— Dei cavalieri, — disse il mastro.

— Dove?

— Passavano a tre o quattro chilometri da qui.

— Indiani, o viaggiatori?

— Non ho potuto guardarli bene; ma non so quali viaggiatori si arrischierebbero ad attraversare questo dannato paese.

— Che dobbiamo far parlare le carabine? Non mi spiacerebbe di esercitarmi un po’ sulle pelli rosse.

— Vedremo, Cardozo.

— E i due gauchos?

— Ci sono... Oh!... In guardia, Cardozo!

A pochi passi da loro si era improvvisamente alzata una