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— Sono guardiani di bestiame che vivono ordinariamente nelle praterie che circondano il territorio di Buenos-Aires. Quantunque discendenti dagli spagnoli, questi strani uomini hanno in profondo orrore la civiltà, e sfuggono, come se avessero paura della febbre gialla, le vicinanze delle città. La loro patria è la pampa, nè da questa si discostano per qualsiasi motivo.
— Sono coraggiosi?
— Temerari fino alla follia. Hanno un disprezzo assoluto per la morte. Da giovanetti frequentano i saladeros, che sono stabilimenti grandiosi, dove si macellano migliaja di buoi all’anno. Abituati a guazzare in mezzo al sangue, crescono sanguinari, battaglieri, feroci. Non sognano che colpi di trombone e coltellate e non hanno che un desiderio: segnare in viso gli avversari. Uccidere un uomo è come sgozzare un pollo; affrontare un duello mortale è per loro come andare ad una festa.
— Ma pure mi sembrano assai cortesi e molto ospitalieri.
— Sì, sono cortesi, anzi ci tengono molto a mostrarsi tali e sono molto larghi di cuore; ma pure sono gran bricconi. Basta che un oggetto qualsiasi, che tu, puta caso, porti indosso, a loro piaccia, perchè non si facciano scrupolo di assassinarti appena uscito dalla loro capanna. Sono poi estremamente suscettibili; uno scherzo, che a loro non garbi, te lo pagano con una coltellata; se tu per caso li ferisci, sei certo che alla prima occasione si vendicheranno, anche se convintissimi che tu li abbia offesi per mero accidente.
— Bisogna star in guardia, marinajo. Ecco dei consigli veramente preziosi. Ma dimmi un po’: la polizia argentina non s’immischia mai nei loro assassinii?
— Chi metterà il naso nelle faccende dei gauchos? Eppoi, credi tu che il gaucho, commesso il delitto, rimanga lì ad attendere la polizia? Salta sul suo cavallo, riempie le sue alforjas (bisacce) di viveri, e se ne va in altra provincia a cercare un altro padrone.
— Devono essere abili cavalieri questi uomini.
— Si vantano molto i vaqueros messicani e i cow-boys