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92 | parte i. — l’albatros. |
— Cosa dite mai, barone? E le sue immense miniere d’argento, non rendono forse? Dovrebbe ricavare centinaia di milioni all’anno.
— Dovrebbe, ma non li ricava, capitano. I messicani sono troppo indolenti per lavorarle, e preferiscono cederle agli stranieri per pochi milioni.
— Eppure quelle miniere devono rendere immensamente.
— Tanto che si dice diano il doppio dell’argento che si ricava nel Perù e nella repubblica di Buenos-Ayres riuniti insieme. Il Potosi solo, per tre secoli, ha arricchito il mondo col suo argento e ancora nei suoi terreni si trovano, quasi a fior di terra, dei lastroni del prezioso metallo che sembrano fusi ad arte, e le miniere di Real di Catorce rendono esse sole non meno di venti milioni all’anno.
— Dev’essere immensa la produzione dei metalli preziosi delle due Americhe.
— Enorme!... — disse il signor di Chivry. — Si dice che la quantità d’oro e d’argento che il nuovo mondo manda annualmente in Europa, ascenda a più di nove decimi del prodotto totale delle miniere dell’Europa, dell’Asia e dell’Africa.
— Sono ricche quanto quelle del Messico, le miniere degli altri Stati americani?
— Si può dire che il Perù, il Brasile, le Guaiane, il Chilì, la Castiglia d’Oro, la Nuova Granata e le due Californie sono seminate d’oro e d’argento.
Nella provincia di Carangas, a settanta leghe all’occidente del Rio della Plata, si trovano nelle sabbie di certi fiumi dei veri ciottoli d’argento, a cui gl’indiani dànno il nome di papos perchè nella forma somigliano veramente alle patate; a Pune, nel Chilì, esiste una miniera d'argento il cui metallo si taglia colle forbici. Non parlo poi della ricchezza delle sabbie di certi fiumi, specialmente dell’Orenoco e dell’Amazzoni, le quali contengono delle pepite d’oro d’inverosimile grossezza e di certe rupi che ne contengono a profusione.
— E l’America del nord è tutta così ricca come quella del sud?
— No, oltre il Nuovo Messico e la Nuova California, la produzione dell’oro diventa sempre più scarsa, e si può dire che cessa