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capitolo xi. — la laguna della madre. | 89 |
— Fra poche ore saremo giunti, — diss’egli al barone, che pareva in preda ad una viva agitazione.
— Sperate di trovare acqua sufficiente nella laguna per far entrare la nave?
— Temerei di arenarla, e perciò mi fermerò dinanzi al passo di Corpus Christi.
— Ma come raggiungeremo la foce del San Fernando?
— C’imbarcheremo nella grande baleniera.
— Mi accompagnerete?
— Se lo desiderate.
— Con tutto il piacere.
— Conoscete il fiume?
— Sì, — rispose di Chivry.
— Conoscete il luogo dove vi attendono gli uomini che devono ricevere il marchese?
— Lo conosco.
— Quanto tempo metteremo per giungere colà?
— Due giorni.
— Ho il tempo necessario per mandare Mumbai a Galveston coll’Albatros.
— Per arruolare altri uomini?
— Sì, barone. Non so, ma dopo l’avventura toccataci colla goletta inglese, se devo dirvi il vero, non mi sento più sicuro. Temo sempre di trovarmi improvvisamente dinanzi a quel dannato legno.
— Bah!... Il mare è ampio, capitano Nunez.
— Eppure, barone, una voce interna mi dice che fra me e quella goletta tutto non è finito.
— Ubbìe, capitano.
— Saranno ubbìe, barone; ma forse è un presentimento e per questo non voglio lasciarmi cogliere con un così scarso equipaggio. Non ho che dodici uomini validi, tre sono ancora feriti e un altro l’ho fatto gettare in mare ieri sera.
— Morto per le ferite?
— Non fu possibile di estrargli la palla che lo aveva colpito sotto la sesta costola, e spirò mentre voi dormivate.
— Quell’Almeida ci è costato molto sangue!