Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
Capitolo Decimoprimo.
La laguna della Madre.
Cinque giorni dopo, cioè il 4 maggio, l’Albatros, che aveva continuato il cammino colla velocità media di cinque nodi all’ora, superato il capo di Sant’Antonio che si trova all’estrema punta dell’isola di Cuba, e che con quello di Catoche forma lo stretto di Yucatan, entrava nel golfo del Messico.
Questo spazio d’acqua si potrebbe chiamarlo mare per la sua vastità che è veramente immensa, avendo una superficie di chilometri quadrati 2,436,000, una lunghezza di 2940 chilometri da est a ovest, e una lunghezza di 1038.
Quantunque così ampio, la sua profondità è relativamente minima, poichè a cinquanta e anche a sessanta chilometri dalle coste, gli scandagli toccano fondo a soli sessanta metri. Il suo letto si rialza gradatamente verso la foce del Mississippi, dove forma dei banchi pericolosi, dei quali tristamente celebre è quello di Portugas per le numerose navi che colà si perdettero e che tuttora vi fanno naufragio. Anche presso le isole Bahama questo golfo diventa pericoloso pei suoi banchi e pei suoi scogli, e presso la costa della Florida, pei suoi frangenti.
Le sue acque sono più cupe di quelle dell’Oceano, forse per la grande corrente del Gulf-stream che si forma nel suo seno, e